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UMA GOCCIA DELLA TUA ANIMA
C’era una goccia della tua anima
in quel giorno della mia vita.
Sapevo dell’ombra sotto il sole
e delle stelle che non rimarebbero fra le dita.
E dei colori delle albe che trascinarebbero le parole
e delle buie nuvole del mio cielo personale.
E del bianco che sarebbe il colore del mio sogno
e del fuoco appena acceso che mi nutrirebbe il sangue
e di quel giallo cuore del fiore giallo.
Ma c’era una goccia della tua anima
e l’ossigeno del tuo respiro era luce.
Per sempre, nelle ali delle mie preghiere,
volerà la mia poesia incinta di te.
Anche se la speranza è agonia.
PROFONDITÀ DELLA LUNA NUOVA
Ho ascoltato la voce di Dio
quando lì, nascosta nel tuo petto,
ho conosciuto il colore dell’acqua
e sentito nell’ombra del mio corpo di donna
la semenza eletta, perfetta,
che avrebbe di portarmi oltre il vento,
oltre il porto di sabbia e luci aperte,
oltre l’infinito pazzo del tuo nome
oltre le nuvoli vaganti
con i suoi baci senza freni.
Era il secondo giorno
dell’immensità del tuo amore,
i piedi sconosciuti
e la pelle che si spandeva dentro di me,
come rinascere prima di fare l’amore.
(l’amore vero per la prima volta)
dentro
prima di sentire il dolore
della tenerezza d’esserci uno
come una mela nella fatalità degli spasimi,
nella profondità della luna nuova
quando attraversa il deserto che muore.
C’era qualcosa in me
che domandava aiuto
ai suoni accostumati senza te
dove rampollavano soltanto
i fiori gialli della mia realà
e le ore verdi dei suicide.
Ed è stato così
navigando nelle tue acque
che ho perso il sonno
e la speranza di cose possibili.
Perchè il fiore parlava
attraverso le tue labbra
creando mille deliri
e canzoni alle ballene e ai polsi
che celebrano sta grande opera.
Tu
che mi hai insegnato a ascoltare Dio
adesso mi porti in un viaggio impossibile
nello spazio
nel cuore della nostalgia.
INTANTO
Amo
lo sguardo sonante
che mi aspetta
per ardere
nella deserta piazza aperta ai venti
e ubriaco parla d’amore
e dorme
acarezzando i miei sogni
e mi ama
come si ama le cose impossibili.
E mi parla
attraverso questo atlantico abisso:
mi senti?
E grida nell’aria senza tuono
questa assenza di acque e parole.
Amo
il vino che prendi con gusto
e i piedi scalzi camminando per la casa
cullando il canto degli uccelli
sui rami dell’eterno
mi donando il tuo sesso
come in provocazione a Dio.
Amo
le piccole ombre di montagna
e la luce che occupa tutto il mio cielo
fragile, interno, come un sole che arde dentro
prima di invadere la nostra intimità
attraverso lo spiraglio della parete improvvisata.
Amo
quando mi vieni nelle notti
desnudando stelle
ostinado
disegnando nel corpo
il movimento d’amore
così come un raggio che cresce
e si fa immenso
e mi stringe il seno/ cuore
e mi ama, inquieto,
fra batiti d’ali e sfide.
Amo sto regno, segno, uomo.
Mano che mi tiene curvata
dall’innocenza al grido di vita.
Dall’abbraccio al fuoco
intanto la luna sale, sale...