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Italiano

 

53

Questo è il mattino del nuovo settembre
che mi penetra negli occhi
confuso e pieno di tenerezza
come un desiderio che capisce la bontà
della morte interiore
dove sorgono le speranze degli illuminati.
Questa è la multitudine di raggi
che abbiamo rubato del sole
quando la tua mano silenziosa come frutta
mi ha preso per riconoscere
il tuono del mio sentire.
(sopra il cuore...
La tua mano sopra il mio cuore...)
Questo è il giorno del suoni,
degli occhi chiari che mi invadono
pieni di suoni
e profondi
come l’orizzonte della mia disperazione.
E dove sei
adesso che mi manca il grido
e la mano tua che disegna sopra il seno?
Adesso che mi manca il movimento tuo
dando forma al mio corpo
nell’ora in cui gli amanti sono assordi
e si elegono uguali
senza sapere neanche riconoscere
il colore dei nomi, del desiderio,
di parte di quelle stelle che ci abitano?
Dove sei adesso
che le mura del tempo chiamano
chiamano
come desnudando il cielo?
Perchè ho bisogno di prenderti
urgentemente
e desnudarti in questi cammini di autunno
che vanno avanti, avanti
come l’eternità
che occupa il mio cielo e la mia acqua.
Perchè ho bisogno di accendere
la luce della complicità.
       
UN’ ALTRA DONNA

Ho conosciuto un’altra donna           
che abita in me,                     
fatta di regni e fuoco,                   
desideri insensati e voli sublimi.   
Una donna così                   
in pontualità con la vita           
con le ore                   
con la luce che si chiude           
sopra il bosco interno           
impregnando in ogni parola       
un’aria di pori e odori         
e gridi                       
che colorano l’estasi.       
Una donna così               
con qualcosa dentro,       
ostinata coi cieli strani,       
con una grande intimità con la terra     
e con l’umidità interna               
che abriga le anime       
che creano carne e coraggio.       
C’è qualcosa che fluisce       
in questa donna che mi abita,       
che sente piacere nel vento       
nell’estremià delle vene           
nel punto fisso che fa festa           
quando invita le fate       
per mettere ordine               
in quello che si è spanto dentro.         
Una donna così,               
tua,                   
che assorbe il paesaggio           
e gioca con la tua falsa inocenza       
che vuol confondere l’ombra col bacio.     
Ha una maniera assorda                   
di capire le cose               
di sentire l’odore delle mani               
delle stagione e della solitudine,       
del silenzio in eterna viglilia.           
Ti osserva, da lontano.           
E ti sente               
silenziosa e grande               
piena di occhi, cuore e palpitazione.